Firmano Jovanotti, Ligabue e la Mannoia Assieme alle migliaia di commenti dei lettori, cresce di minuto in minuto anche il numero delle adesioni illustri all'iniziativa lanciata da Repubblica a difesa della scuola pubblica dopo le offensive parole rivolte da Berlusconi agli insegnanti. Raccolte subito le firme di Dario Fo e Franca Rame, Umberto Veronesi, Andrea Camilleri, del "prof" Roberto Vecchioni e della moglie Daria Colombo, anche lei insegnante, di Marco Lodoli e Paola Mastrocola, scrittori e docenti, della giornalista e scrittrice Benedetta Tobagi, spiccano adesso le firme del regista Ferzan Ozpetek e dell'attore Riccardo Scamarcio, come della giornalista e conduttrice Ilaria D'Amico. Ma è soprattutto il mondo della musica a mettersi in movimento. Siglano l'appello di Repubblica, tra gli altri, Ligabue, Jovanotti, Fiorella Mannoia, Carmen Consoli, Paola Turci, Francesco Renga, Caparezza, Max Pezzali, i Subsonica, Vinicio Capossela, Eros Ramazzotti, i Verdena, Arisa, i Baustelle. Ci sono anche l'ex rapper e ora conduttrice radiofonica La Pina, il musicista e produttore Paolo Benvegnù, il rapper militante Assalti Frontali, il rapper Marracash, il cantautore Roberto Angelini, Giovanni Gulino di Marta sui Tubi, Giampaolo Felici degli Ardecore, il cantautore milanese Emil, la cantante e autrice Federica Camba.
Fiorella Mannoia: "E' grottesco che il capo del governo critichi la scuola pubblica, visto che è lui che dovrebbe garantirla. Siamo all'assurdo!" I Baustelle commentano così la loro adesione. "Difendo la scuola pubblica - scrive il frontman Francesco Bianconi -. Anche quella sbagliata, scalcinata, violentata. La difendo perché la mia maestra delle elementari e il mio professore di italiano al liceo erano persone per bene. La difendo perché mio figlio ci possa andare, e abbia almeno, nella peggiore delle ipotesi, anche un istante solo, l'illusione che gli uomini son tutti uguali". Il chitarrista Claudio Brasini: "Difendo la scuola pubblica perché è il nostro futuro, perché il diritto all'istruzione non deve essere oggetto di logiche di mercato e solo 'di chi se lo può permettere', perché i nostri figli possano formarsi liberamente. Difendo la scuola pubblica perché è libertà". Dal cinema, il commento del regista Ferzan Ozpetek: "La scuola è il luogo per eccellenza del confronto di idee, dei docenti con altri docenti, degli alunni con altri alunni, e soprattutto dei maestri professori e cattedratici con i propri allievi studenti e universitari - scrive Ozpetek -. Un maestro o un professore ha tante cose da insegnare ma pure da imparare, un alunno o uno studente ha tanto da imparare ma pure da insegnare. La scuola è la casa di tutti, preziosa e accogliente, maestra di democrazia, di rispetto e solidarietà. Luogo del sapere e della conoscenza, dell'educazione, del diritto e del dovere all'apprendimento, all'emancipazione e al riconoscimento del merito. Così dovrebbe essere ma purtroppo spesso non lo è. Per essere libera la scuola deve essere pubblica, restare pubblica e trasparente, libera di accogliere anche le esigenze di chi preferisce frequentare la scuola privata".
Si torna ai musicisti. Ecco Arisa: "Difendo la scuola pubblica perché se non fosse stato per essa io non avrei potuto studiare. Difendo la scuola pubblica perché mi ha dato la possibilità di avere la visione del mondo, seppur ridotta, di quello che c'era al di là delle pareti della mia stanza; mi ha insegnato che tante persone, anche tanto diverse tra loro, per status economico o per nazionalità, possono alimentare la loro crescita attraverso un confronto costante e spontaneo, in un clima di condivisione alla pari. Difendo la scuola pubblica perché, come diceva mio nonno, 'il sapere è luce', e tutti devono avere la possibilità di 'splendere' di luce propria, e di maturare, attraverso le conoscenze acquisite nel corso degli anni, una propria coscienza critica. Difendo la scuola pubblica perché più conosci, più sei libero, e la libertà è un valore che deve appartenere a tutti, non può essere quantificabile con una retta scolastica. Difendo la scuola pubblica perché non è giusto che i ragazzi che provengono da famiglie meno agiate debbano mortificare i loro sogni. 'Volere è potere'.. e deve esserlo per tutti, sempre".
Scrive Max Pezzali: "La scuola pubblica è il luogo nel quale si trasmettono i valori condivisi che sono elemento costitutivo primario di un popolo; andrebbe perciò sostenuta, migliorata, resa più forte e mai boicottata".
Eros Ramazzotti firma e dichiara: "Difendo la scuola pubblica perché è lì che si forma il popolo, è lì che si formano i cittadini, è lì che si formano gli uomini e le donne che guideranno le sorti del nostro futuro e dei nostri figli. E, soprattutto, è lì che i ragazzi apprendono quel senso civico che la nostra Italia sta perdendo. Mi pare che tutto rientri in un quadro ben determinato del governo contro la cultura, che questo scempio faccia il pari con le dichiarazioni del Presidente del consiglio contro i matrimoni gay e l'adozione dei single. La scuola pubblica è sacra. Certamente va cambiata, migliorata, bonificata. Chi se lo può permettere - non era nelle mie possibilità quando abitavo a Cinecittà - frequenti pure quelle a pagamento. Ma non è detto e non deve essere garantito che da lì escano le menti migliori".
Seconda a Sanremo con i Modà, ma presente anche alla manifestazione delle donne "Se non ora quando?", ecco Emma. "Difendo la scuola pubblica perché non ritengo giusto distruggere una conquista come quella dell'istruzione per tutti, anche per chi non si può permettere di pagare le rette di una scuola privata. Io stessa ho frequentato solo scuole pubbliche".
Ginko di Villa Ada Posse scrive: "Difendo la scuola pubblica perché il diritto allo studio va garantito a tutti, specialmente in tempi di crisi. Uno Stato deve offrire istruzione gratuita per far crescere e sviluppare nei giovani un senso critico e per dare gli strumenti necessari a comprendere la realtà. Questo governo sta cercando in tutti i modi di distruggere il settore pubblico, con tagli alla scuola, all'università, alla cultura e alla ricerca, e nel contempo finanzia le scuole private".
Scrive Federica Camba, tra l'altro autrice per Laura Pausini, Alessandra Amoroso e Gianni Morandi: "Elimina la scuola per tutti ed eliminerai la tribù, il posto in cui impariamo a crescere tutti uguali e ad accettarci integrando ogni tipo di provenienza, razza, religione...sembra un passo indietro più che uno che guarda al futuro e a cosa necessita il nostro paese. Certo che il modo deve cambiare, certo che tutto è da riformulare, ma lo vedo un diritto che porta ad una crescita sana che conosce il momento e le difficoltà che stiamo vivendo. SCUOLA e ACQUA due diritti intoccabili...entrambi costruiscono il futuro". Anansi, giovane talento reggae visto all'ultimo Sanremo: "Difendo la scuola pubblica perché è soprattutto grazie ad essa che sono quello che sono: un giovane studente, un giovane artista, un giovane uomo. La difendo perché non credo in un governo che compie un atto di discriminazione verso la scuola pubblica e quella privata e soprattutto verso i loro componenti. La ricchezza di un paese si misura in rapporto al patrimonio culturale che riesce a costruire e a manifestare, al pari di un albero dalle profonde radici che sia capace di dare ottimi frutti, che non sia soltanto legna da ardere". In una lunga lettera, i Port-Royal (Attilio Bruzzone, Ettore Di Roberto, Emilio Pozzolini) progetto elettronico genovese tra i più apprezzati in Italia e all'estero, scrivono. "E' essenziale che la Cultura debba e possa restare libera, nel duplice senso della parola inglese free: ovvero, sostanzialmente gratuita e alla portata di tutti (fatto garantito solo dalla scuola pubblica), e libera da condizionamenti partigiani, usi strumentali e dirigismi vari (ancora una volta ciò viene pienamente assicurato dalla scuola pubblica, che è sganciata dalle squallide logiche aziendali da consiglio di amministrazione). Per tutti questi motivi desideriamo firmare questa petizione, che supponiamo e speriamo essere intesa contro l'abbruttimento bestiale in cui versa il Paese, contro la devastazione dello spirito operata ogni giorno, contro il bieco materialismo da tre soldi che spinge a giudicare la Cultura come un optional sacrificabile, contro la mortificazione del pensiero, e contro l'imperante opportunismo sfacciato".
La testimonianza di Max Collini di Offlaga Disco Pax: "La mia insegnante di lettere dell'Istituto per Geometri (pubblico) che ho frequentato a Reggio Emilia, la professoressa Incerti, mi insegnò negli anni Ottanta due cose importanti. La prima è che quello che è di tutti è anche nostro, mentre molti, forse troppi, pensano che quello che è di tutti non sia di nessuno. La seconda è che l'ignoranza non è una virtù. La scuola pubblica è di tutti, nessuno si senta escluso". Andrea Satta, frontman dei Tetes de Bois, si rivolge direttamente a Berlusconi con un toccante ricordo: "Signor Presidente, meno male che mio padre è morto. Così ha potuto evitarsi le sue ultime offese. Lui era un professore di francese delle scuole medie. Sapeva coinvolgere i ragazzi, li amava come figli. A tutti ha dato un motivo in più per credere in se stessi". Questa la denuncia di Fabio de Min della band Non voglio che Clara: "In 30 anni di televisioni e 15 di governo, Silvio Berlusconi è riuscito a mettere in atto un autentico golpe culturale, squalificando agli occhi dell'opinione pubblica i ruoli delle istituzioni, della giustizia e dell'istruzione. Difendo la scuola pubblica perché l'istruzione libera è uno tra i fondamenti di un paese democratico, il primo strumento utile alla realizzazione delle proprie inclinazioni e all'auto-determinazione di ciascun individuo. Difendo la cultura e l'istruzione perché sono la principale influenza nella capacità di scelta di un popolo, compresa la scelta di leader migliori". Ricordiamo ancora le parole del premier: "Libertà vuol dire non essere costretti a mandarli in una scuola di Stato, dove ci sono degli insegnanti che vogliono inculcare princìpi che sono il contrario di quelli dei genitori".
Frase rivelatoria dell'idea che Berlusconi ha dell'istruzione, a cui così replica, firmando l'appello di Repubblica, il premio Nobel Dario Fo assieme alla moglie Franca Rame: "Difendo la scuola pubblica perché ci siamo cresciuti, ci ha fatto diventare grandi e perché è la sola istituzione pedagogica che ha creato una tradizione culturale nel nostro Paese, basta pensare che il rapporto degli alunni che frequentano la scuola pubblica e quelli iscritti alla privata è di 1 milione a 50mila".
I "perché" di Benedetta Tobagi: "Difendo la scuola pubblica perché è un luogo reale di integrazione: più la società diventa multietnica, più ce n'è bisogno. Perché è gratuita e aperta a tutti: più si allarga la forbice tra ricchi e poveri, più è importante non discriminare ulteriormente chi parte da una situazione difficile con un'educazione di serie B. Perché è laica, come dovrebbe essere lo Stato. Perché bisogna proteggere la nostra scuola primaria, che è un'eccellenza a livello internazionale. Perché una scuola che può formare figli - e cittadini - capaci di pensare criticamente e in autonomia da genitori e capi di governo, è un tesoro da tutelare".
Tratto da Repubblica.it
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