venerdì 4 giugno 2010

La lezione del governo alla scuola: due miliardi in meno

di Curzio Maltese
"Venerdì di Repubblica" 4 Giugno 2010

Ogni tanto il governo fa anche cose buone ed è giusto riconoscerlo. La Fi­nanziaria, per esempio, ha identificato e punito la categoria che maggiormente danneggia il Paese, la più pericolosa per la democrazia. I lettori a questo punto pen­seranno agli evasori fiscali. Ma in quale Paese vivete? Gli evasori sono brave perso­ne, laboriose, creano reddito, soprattutto per se stessi, votano a destra. Per questo il governo li premia con un altro condono.

D'altra parte, è a favore dell'evasione che si fanno le manovre finanziarie. Da quando Berlusconi è tornato a Palazzo Chigi, l'evasione è passata, secondo i dati del Sole 24 Ore, da cento a centoventi miliardi l'anno. Venti miliardi in più. Che bisogna recuperare da altri. Anzitutto dagli inse­gnanti. Questi mascalzoni che riempiono la testa dei nostri figli di cognizioni inutili, culturame, latinorum e algoritmi. Quando potrebbero portare in classe un bello schermo ultrapiatto e sintonizzarlo per tutto il tempo della lezione sul Grande fra­tello. Comunisti con il pallino dell'istruzio­ne, che rovina il popolo. A loro tocca giusta­mente il salasso peggiore della manovra: due miliardi di euro. Fra le nazioni del G20 soltanto una ha capito che per uscire dalla crisi il passo decisivo è tagliare l'istruzione. Questa nazione siamo noi, è l'Italia. Lo di­ciamo con un brivido di orgoglio.
L'Italia ha un grande premier che ha fat­to una montagna di soldi senza bisogno di conoscere il latino, Leopardi e l'inglese, ma occupandosi in prevalenza di tv, donne e pallone. Senza contare l'altro genio della ministra Gelmini. Una che per tagliare ha un vero talento. Adesso vuole anche elimi­nare un paio di settimane a settembre e cominciare le scuole il primo ottobre, perché cosi, dice, si aiuta il turismo. Qualche azzec­cagarbugli di sinistra potrebbe obiettare che nella nazione più turistica del Pianeta, la Francia (una volta era l'Italia, ora quin­ta), le scuole cominciano a fine agosto. Altri potrebbero addirittura obiettare che ci vorrebbe in Italia un vero ministro del­l'Istruzione. E perché mai? L'Italia ha già l'indice di scolarità fra i più bassi d'Europa. Basta ancora un piccolo sforzo per tornare alla felice condizione di analfabetismo di massa degli anni Cinquanta, gli anni che prepararono il boom economico.
L'unico ostacolo a questa straordinaria riforma è costituito da un milione centomila insegnanti della scuola pubblica che si ostinano a fare il proprio mestiere. Ma con questi stipendi, quanto possono anda­re avanti ancora?

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