mercoledì 30 dicembre 2009

"500mila firme per un'Italia diversa"

Il ringraziamento dello scrittore Roberto Saviano
ai lettori che hanno firmato il suo appello contro il ddl sul processo breve.
"Un risultato incredibile"


ROMA - "Migliaia di persone che chiedono al governo di ritirare una legge non sono una rumorosa minoranza, sono la democrazia". Roberto Saviano ringrazia i lettori di Repubblica. Quel mezzo milione e oltre (ieri sera il conteggio diceva 505.018) che in tre settimane ha firmato il suo appello contro il processo breve. Cinquecentomila nomi e cognomi lasciati su Repubblica. it per dire no alla "norma del privilegio". Perché il disegno di legge sul cosiddetto processo breve è stato fin da subito percepito come l'ennesima "legge ad personam".

Per questo, Saviano, nel suo appello pubblicato per la prima volta il 15 novembre, scriveva così: "Ritiri la legge sul processo breve e lo faccia in nome della salvaguardia del diritto. Il rischio è che il diritto in Italia possa distruggersi, diventando uno strumento solo per i potenti, a partire da lei".

Per scongiurare questo rischio è partita su Repubblica una mobilitazione rilanciata anche dai social network Facebook e Youtube. Il risultato sono oltre mezzo milione di sottoscrizioni. "Cinquecentomila firme sono un risultato incredibile - dice oggi Saviano - la dimostrazione che questa legge non può essere approvata perché moltissime persone la vedono come un pericolo per il diritto e la giustizia". Una "dote" di firme che lo scrittore di Gomorra vorrebbe "consegnare idealmente al presidente del Consiglio e ai presidenti delle Camere". Perché, spiega, "sappiano che c'è un'Italia che non vuole leggi ad personam".

In un messaggio Saviano ringrazia tutti i firmatari dell'appello. Già nei giorni scorsi aveva letto in questa adesione "una voglia di democrazia". "Vi diranno - spiega - che è solo una minoranza e che firmare non costa nulla. Mi piacerebbe rispondere che una firma è la premessa dell'impegno, la voglia di partecipare. Di promettere in qualche modo che il proprio nome è lì a sostenere un'idea di paese diverso, una difesa del diritto e non di un territorio politico. Perché - conclude - la giustizia non è né di destra né di sinistra".


di Mauro Favale

2 commenti:

  1. Mi autorizzi alla ripubblicazione di questo e altri Tuoi materiali su www.Diritto.net?
    Qui il modulo: http://spreadsheets.google.com/embeddedform?key=tRtIWWU1KP07h3rfhD4ZDPQ
    Grazie

    RispondiElimina
  2. Ciao Diego, l'articolo a cui ti riferisci non è mio: è apparso su repubblica. Su Pensopositivopositivo raccolgo diversi articoli; è un pò come un grande diario dove riporto quello che voglio condividere con il mondo e sopratutto ciò che non vorrei mai fosse rimosso dalla mia mente. Ho compilato il modulo, grazie per il tuo interessamento!
    Buon 2010
    Rosalba

    RispondiElimina