martedì 13 gennaio 2009

GOMORRA: quel libro, un gesto politico


"La camorra, che forse non sa distinguere la grande letteratura

che è fuori dallo spazio e dal tempo dalla letteratura militante,

ha capito meglio dei critici letterari che il libro di Saviano

è anzitutto il più poderoso gesto politico compiuto oggi in Italia da un uomo solo.
.
E ora è più temuto che mai anche il clan della letteratura".


L'unica ad avere le idee chiare sull'ardua questione è la camorra. I critici letterari, dopo essersi nei decenni scorsi avvitati intorno ad alti quesiti a cosa serve la letteratura? Ha una funzione politica? Ha un qualche effetto pratico? hanno convenuto che la letteratura è attività che lascia il tempo che trova: appartiene al passato remoto l'illusione che essa possa - illuminismo, romanticismo, verismo, futurismo e neorealismo - contribuire a migliorare il mondo. Ora invece arriva la risposta eloquente, la reazione quasi esplosiva, della camorra: il sapere è potere, e la scrittura, oltre che un'attività, è un'azione. Uccidete insomma l'infame Saviano: Gomorra, è devastante come una battaglia perduta. Nessuna politica aveva mai danneggiato tanto la camorra. La narrativa antimafia di Camilleri? Le bombe delle mafie sono intelligenti: non si ammazza la letteratura se non ha effetti collaterali.
Gomorra è grande letteratura? Si lasci ai critici l'aulico interrogativo, a questi livelli non c'è spazio per la poesia, un impatto simile sulla realtà la letteratura lo sognava da vent'anni. Anche la camorra si ferma alle parole, cioè alle minacce di morte? Se non gliel'avessero impedito, Roberto Saviano, l'inventore di quel savianismo che è alternativo al realismo da conversazione, l'avrebbero spinto ancora più su. Il giovane narratore è quasi salito in cielo, o almeno è andato assai vicino al Polo Nord, all'Accademia dei Nobel, insieme a quel Rushdie che è stato condannato a morte da un tribunale religioso, al cospetto del quale la camorra è una tragedia interpretata da Pasqualino o' Marajà.
La camorra e Kamenei hanno chiaramente manifestato l'intenzione di stroncare un'opera economicamente e religiosamente non condivisa, ma, rispetto ai critici letterari che hanno rimosso l'unità di pensiero e azione, ci mettono un attimo per passare dalla parola alla cosa, in altri termini a stroncare fisicamente gli autori. Non ci sono riusciti, ma nell'attesa si conferma che la stroncatura può in pratica fallire l'obiettivo e al mercato provocare il maggiore successo dell'opera odiata.

Walter Pedullà
Il Messaggero -7 Gennaio 2009-

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