Premio per Carmelo Pecora a Praiano Com&Te 2008
Carmelo Pecora (Enna 1959) È ispettore capo della Polizia di Stato e dirige la Scientifica di Forlì. Ha pubblicato il romanzo Tre ragazzi in cerca di avventure (2006). Un suo racconto appare nell'antologia La legge dei figli (con una prefazione di Giancarlo De Cataldo, Meridiano Zero, 2007). Collabora con lo scrittore e sceneggiatore bolognese Andrea Cotti, che ha fatto dell'ispettore Pecora il protagonista di due suoi romanzi, Un gioco da ragazze (Mondarori Colorado Noir, 2005 - Oscar Mondadori 2008) e L'ora blu (Aliberti, 2006).
9 MAGGIO 1978: Il giorno che assassinarono ALDO MORO e PEPPINO IMPASTATO
Roma e Cinisi. Le BR e la mafia. Due feroci delitti. Le ventiquattr'ore più drammatiche della Repubblica nel racconto tenero e bruciante di un testimone: un ragazzo che aveva scelto di servire lo Stato, un uomo che della legalità ha fatto ragione di vita.
9 maggio '78. A Roma le Brigate Rosse uccidono Aldo Moro. In Sicilia la mafia uccide Peppino Impastato. Questo è il racconto di quelle ventiquattr'ore dalla voce di un poliziotto siciliano di appena diciannove anni, sbattuto dal caso sul palcoscenico della storia . Carmelo Pecora - giovane allievo di PS di stanza nella capitale - era a bordo della prima Volante che accorse in via Caetani quando vi fu segnalata la Renault 4 rossa che conteneva il corpo dell'onorevole Moro: fu tra i primi a vederlo, riverso nel bagagliaio, con indosso un cappotto nero uguale a quello di suo padre. E fu la sua Volante a scortare l'ambulanza che lo trasportava all'Istituto di Medicina Legale.
Ma quello era solo l'ultimo atto di una vicenda che pareva già scritta dal destino: i primi 55 giorni della carriera di Carmelo Pecora in Polizia coincisero infatti fatalmente con i 55 giorni del sequestro Moro. Carmelo fu sbattuto dal caso in alcuni dei luoghi più significativi della vicenda: il giorno della strage di via Fani - 16 marzo - fu inviato a Torino, nell'aula del primo processo BR, dove Renato Curcio rivendicò il rapimento; successivamente fu trasferito a Roma, dove fu tra quelli che scoprirono il "covo freddo" di via Gradoli. Visse sulla propria pelle il clima di paura e sgomento di quei 55 giorni, la sensazione e la speranza - ogni volta delusa - d'essere a un passo dalla liberazione del prigioniero.
La mattina del 9 maggio '78, Carmelo era appena rientrato a Roma da una licenza a Enna, la sua città: mentre era in casa a godere gli ultimi momenti di calore familiare, il bollettino regionale di Radio Rai annunciò il ritrovamento di un cadavere dilaniato da un'esplosione, a Cinisi, sui binari della linea ferroviaria: si parlava di un attentato fallito, di un terrorista maldestro, tal Giuseppe Impastato, "noto estremista di sinistra". Per Carmelo, quei due delitti - apparentemente così distanti, sotto ogni punto di vista, accaduti lo stesso giorno - erano invece assai vicini: due uomini coraggiosi erano stati assassinati per il coraggio delle proprie idee. E li racconta con la stessa partecipata commozione.
La voce di Carmelo Pecora ripercorre con toni teneri e brucianti questa esperienza, che rafforzò la sua convinzione di stare dalla parte dello Stato, della legge. Convinzione che per lui - oggi ispettore capo della Polizia di Stato, dirigente della Scientifica di Forlì - è diventata una vera e propria ragione di vita. Un libro per ricordare a chi c'era - trent'anni fa - il giorno più lungo e drammatico della Repubblica, e per raccontarlo a chi non c'era - i giovani e i ragazzi di oggi - insieme al senso e al valore di una scelta umana e professionale senza condizioni.
ED. ZONA
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