lunedì 13 aprile 2009

....finalmente CHE!


Regia: Steven Soderbergh
Sceneggiatura: Peter Buchman, Steven Soderbergh, Ben Van Der Veen
Attori: Benicio Del Toro, Demian Bichir, Santiago Cabrera, Elvira Mínguez,
Jorge Perugorría, Edgar Ramirez, Victor Rasuk, Armando Riesco,
Catalina Sandino Moreno, Rodrigo Santoro, Unax Ugalde,
Yul Vázquez, Carlos Bardem, Joaquim de Almeida,
Eduard Fernández, Ramón Fernández, Óscar Jaenada,
Kahlil Mendez, Jordi Mollà, Rubén Ochandiano

Trama del film
L'argentino è il primo episodio della pellicola realizzata dal regista americano Steven Soderbergh sulla storia di Ernesto Guevara. Il film racconta la storia di Guevara ai tempi della rivoluzione cubana dei barbudos guidati da Fidel Castro.26 novembre del 1956 Fidel Castro salpa per Cuba con 80 ribelli. Uno di quei ribelli è Ernesto “Che” Guevara, un medico argentino che condivide il sogno di Fidel - rovesciare la dittatura corrotta di Fulgencio Batista. Il Che si rivela indispensabile come combattente e impara presto l’arte della guerra di guerriglia, diventando il beniamino dei suoi compagni e del popolo cubano.
La recensione di ComingSoon
Per questa prima parte dell'ambizioso progetto di Che, che sintetizza in due ore la trasformazione di Ernesto Guevara da giovane medico idealista in uno leader carismatici della rivoluzione cubana, Steven Soderbergh si è basato esplicitamente sul “Diario della rivoluzione cubana”, noto anche come “Sulla Sierra con Fidel”. Sottolineatura questa importante perché aiuta da subito a comprendere lo spirito dell’iniziativa del regista americano e il taglio che si è voluto dare al film: come gli scritti di Guevara, infatti, Che – L’Argentino è un film che solo in apparenza lavora cronachisticamente sugli eventi della Rivoluzione Cubana e sulle modalità della guerriglia, ma che invece mira a scandagliare stati d’animo, idee, ideali, psicologie, rifuggendo dalle durezze ideologico-politiche.

Lontano dall’appiattirsi sulla forma forse anche anacronistica di pamphlet politico o ancor di più dall’essere l’ennesimo prodotto-santino che usa e abusa dell’immagine fisica ed ideologica di Guevara, quello di Soderbergh è un film che si aggrappa tanto ai gesti quanto ai silenzi di un protagonista carismatico e sfaccettato, capace di situarsi allo stesso tempo tangenzialmente eppure al centro della narrazione. Grazie ad una performance magistrale – trattenuta, ma carica di passione e sofferenza – di Benicio del Toro (che purtroppo verrà drasticamente limitata nella sua potente efficacia dal doppiaggio italiano), Ernesto Guevara si rivela in tutto il suo carisma, ma anche tutto il suo mistero, la sua complessità. In una parola la sua totale e profonda umanità.

Adeguandosi e fondendosi con la personalità del suo protagoinista, l'andamento del film è sinuoso e riflessivo anche nelle sue fasi più concitate (come il finale assedio di Santa Clara), ma è con le digressioni meditative tra le foreste della Sierra o con gli intermezzi di quotidianità newyorchesi legate al discorso tenuto dal Che all’ONU nel 1965, che il film da il meglio di sé: Soderbergh non è e non sarà mai un Malick (che pure in qualche modo legato al progetto, dato che ha concesso al collega un suo abbozzo di sceneggiatura sulle vicende del Che in Bolivia), ma tenta e spesso riesce ad adottare uno stile riflessivo e ai limiti dell’ipnotico dove la personalità ed i pensieri di Guevara paiono interagire dinamicamente con l’ambiente circostante.

Il ritratto che esce dal film è quello di un uomo fiero e timido, coraggioso e umile, determinato ma mai monolitico e dogmatico. E soprattutto presentissimo a sé e agli altri ma allo stesso tempo costantemente teso - quasi distratto - verso un orizzonte altro, ampio, interiore e ideale anche nel bel mezzo della concretissima guerriglia cubana. Ed è questa condizione misteriosa, magnetica e metafisica che Soderbergh e del Toro riescono a trasmettere con efficacia allo spettatore.

Nessun commento:

Posta un commento