lunedì 15 dicembre 2008

Viaggio a Gomorra


Un’inchiesta esclusiva in segno di solidarietà
a Roberto Saviano minacciato dalla camorra


Immaginate una città grande come Caserta.
E poi provate anche a immaginare che è nata dal nulla in circa dieci anni. Oltre 60.000 abitazioni, capannoni industriali, attività produttive, addirittura stalle. Un centro urbano in calce e mattoni, completamente abusivo, illegale, anche brutto esteticamente e capace spesso di sfregiare aree della «Campania Felix», nato e cresciuto grazie soprattutto ai ripetuti condoni edilizi.
Un territorio martoriato e falciato dalla grave piaga del cemento illegale. E ad alimentare questo business è stata senza dubbio la criminalità organizzata. Camorra imprenditrice.
Dal capitale solido e da riciclare. Invasiva ma soprattutto convincente. Sicura di sé, tanto da lavorare alla luce del giorno.

Attraverso l’abusi vismo sono stati riciclati ingenti capitali «sporchi» derivanti da altre attività criminali; si è sviluppata un’imprenditoria complessa che mantiene il controllo del territorio con l’apertura di cementifici e imprese edili. Una «valanga» di cemento che non ha più nulla a che fare con ragioni di «necessità». È pura speculazione. Del resto, rischiare conviene.
Nel ciclo dell’ecomafia la camorra ci guadagna quattro volte. Quattro volte perdono l’ambiente, il territorio e il paesaggio. Prima si realizzano cave abusive per estrarre ghiaia e sabbia; poi si utilizzano questi materiali per costruire opere pubbliche, spesso inutili, o case fuorilegge; quindi si riempiono le buche con rifiuti urbani e tossico-nocivi; infine, si costruisce sopra o intorno, dopo aver nascosto il tutto con uno strato di terra.
Spesso, in questo corto circuito, le amministrazioni sono responsabili dell’assenza o dei gravi ritardi nell’adozione dei più elementari strumenti di pianificazione urbanistica, a cominciare dai Piani regolatori generali la cui elaborazione, quando viene avviata, in alcuni casi si svolge in stretto contatto con le cosche locali, come dimostra il ritrovamento di documenti urbanistici ufficiali nelle case dei boss, come quella di Pasquale Galasso, ad esempio, a Poggiomarino, in provincia di Napoli.
"Mi chiedo,
come si chiedono i tanti cittadini
onesti di questa regione,
quando sapremo i nomi e i cognomi
dei veri colpevoli che hanno consentito,
con la collusione e laconnivenza,
questo scempio criminale,sociale,
ambientale ed economico."

Altre volte il problema risiede nel rilascio sistematico di concessioni edilizie a termine di procedure illegittime: concessioni che alimentano il fenomeno dell’abusivismo, di fatto tollerato, quando non addirittura sostenuto dalle amministrazioni comunali in cui la camorra si ritaglia un ruolo da protagonista nella lottizzazione dei terreni, nella disponibilità di ditte edili, nella fornitura di materiali e nella stessa realizzazione d’immobili.
Negli ultimi mesi sono stati scoperti interi quartieri abusivi. A Melito come a Casalnuovo, comuni nell’area nord di Napoli, a Pianura come a Ercolano nell’area del Parco nazionale del Vesuvio, per ricordare i casi più recenti. Solo in una regione come la Campania è possibile che si realizzino interi quartieri abusivi senza che nessuno se ne accorga.
Piuttosto che a esigenze ambientali o a criteri urbanistici, l’assetto di tante città e aree della regione si è uniformato agli interessi degli speculatori, degli abusivi, degli evasori fiscali. Si è trattato soltanto d’inettitudine, d’incapacità, d’inesperienza? Oppure c’è stata una complicità tra potere politico e potere criminale? Gli ultimi dati del «Rapporto Ecomafia» di Legambiente parlano di 64 clan che gestiscono l’impero del cemento armato. E ancora si stima che in circa il 40% dei comuni sciolti in Campania per infiltrazioni mafiose negli ultimi vent’anni tra le motivazioni vi sia il dilagante fenomeno dell’abusivismo edilizio.
E dietro si nasconde il «tesoretto » dei clan. Da sempre il cemento rappresenta la «lavanderia » della camorra per i capitali sporchi derivanti da altre attività criminali. Mi chiedo, come si chiedono i tanti cittadini onesti di questa regione, quando sapremo i nomi e i cognomi dei veri colpevoli che hanno consentito, con la collusione e la connivenza, questo scempio criminale, sociale, ambientale ed economico. Ma siamo a Biùtiful c a u n t r i, dove tutto tace, nulla si risolve.
di Peppe Ruggiero Giornalista, cura per Legambiente Campania il Rapporto Ecomafia. Ha realizzato, insieme a Esmeralda Calabria e Andrea D’Ambrosio, il libro e film documentario Biùtiful cauntri.
12 dicembre 2008

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