giovedì 23 ottobre 2008

dalla GERMANIA


Dimostrazioni contro la riforma della scuola
Pubblicato Giovedì 23 Ottobre 2008 in Germania
-Tagesschau ARD-


Il mondo accademico protesta contro i tagli di Berlusconi
Le Universita’ italiane costano molto e producono poco. Il governo Berlusconi vuole cambiare questa situazione con una riforma radicale contro la quale gli studenti e i professori di tutti gli atenei fanno ora le barricate. Il governo non si lascia impressionare e minaccia di far sgomberare le Universita’ dalla polizia in caso di occupazione.
Nella controversia sulla riforma della scuola, entrambi gli schieramenti si sono mobilitati: gli studenti hanno occupato in varie città gli uffici universitari, le aule e gli istituti. Al Ministero degli Interni a Roma, i funzionari del governo stanno discutendo la possibilita’ di impiegare le forze di polizia per far finire le occupazioni. Il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi si è presentato insieme con il suo ministro all’istruzione Maria Stella Gelmini ad una conferenza stampa dove ha evocato il ricorso alla linea dura: “Non permetteremo che le scuole e le università vengano occupate”, ha detto Berlusconi. L’ occupazione di strutture pubbliche non sarebbe una dimostrazione, non sarebbe un diritto esercitato per la libertà, non farebbe parte della democrazia, bensi’ una violenza, secondo il premier. “La violenza e’ nei confronti degli altri studenti, delle famiglie, delle istituzioni, e contro lo Stato”.

Otto miliardi di euro in meno - all’anno
Il Rettore dell’ Università la Sapienza di Roma ha fatto immediatamente sapere che non tollerera’ un’ operazione di polizia nella sua universita’. Il mondo accademico si e’ chiuso a riccio nel rifiutare i piani del governo: tagli nel settore dell’istruzione pubblica per un importo di otto miliardi di euro l’anno. E cio’ indipendentemente dal modo in cui le singole università sono state gestite in passato.

Non solo gruppi di studenti di sinistra
Contro le misure annunciate sono anche i rettori di orientamento più conservativo. E così si ha l’impressione che al campus occupato della Sapienza a Roma non siano solo gruppi di studenti di sinistra a dimostrare. “Questa è la nostra seconda notte di occupazione qui, e vi hanno aderito molti più studenti rispetto alla precedente”, dice una studentessa. “Abbiamo semplicemente trascorso le notti dormendo, perché siamo stati occupati con azioni e interviste fino a mezzanotte, e con l’organizzazione della giornata di oggi, perché avranno luogo davvero un sacco di dimostrazioni, e dobbiamo uscire presto, alle sette ci siamo alzati”. Uno dei suoi compagni dice: “Siamo in una situazione di crisi. E’ perfettamente possibile che alcuni corsi vengano cancellati, il mio per esempio. È partito da solo un anno, ora si pensa gia’ di cancellarlo.”
Le università pubbliche in Italia costano molto e producono poco. In questo il governo ha ragione. L’idoneità di un neo laureato per un posto di lavoro è di gran lunga inferiore a quello in paesi simili dell’Unione europea. E anche se lo studio ha un’impronta molto scolastica, in molte istituzioni scolastiche ci sono situazioni non più sostenibili. Professori che gli studenti non riescono mai a vedere, che rimangono attaccati per decenni alla loro cattedra, incassando alti stipendi e guadagnando anche per lavori nel settore privato, piuttosto invece di insegnare.

Le scuole piccole dovrebbero venire chiuse completamente
In questa situazione, i piani di governo agiscono come un elefante in una cristalleria: tagli di bilancio generalizzati. Nel settore scolastico non solo migliaia di posti di insegnamento dovrebbero scomparire, ma anche tutte le scuole che non raggiungeranno il numero minimo di studenti dovrebbero venire chiuse. Per i genitori e gli studenti nel ricco e ben strutturato nord questo potrebbe essere accettabile almeno parzialmente. Nel sud povero pero’, secondo gli esperti, dovrebbe immediatamente salire il numero gia’ alto degli abbandoni scolastici, per la serie: a dodici anni meglio aiutare nella pizzeria di papa’ piuttosto che passare un’ora sullo scuola bus per andare a scuola nella città vicina.

di Gregor Hoppe

Nessun commento:

Posta un commento