giovedì 28 ottobre 2010

Matteo Renzi: faccio il sindaco, non il Pierino!


Spina nel fianco della dirigenza nazionale Pd, cui ha caldamente consigliato la rottamazione in un’intervista ormai famosa, e sindaco di Firenze dal giugno 2009, eletto mentre il suo partito gli metteva i bastoni tra le ruote, il giovane Matteo Renzi anche da piccolo amava molto dire la sua, a giudicare dal totem, o nome scout, che gli fu assegnato durante la sua lunga militanza tra gli esploratori cattolici: Grillo Esuberante. Oggi a 35 anni, ancora abbastanza grillo e decisamente esuberante, siede sulla poltrona che fu di Giorgio La Pira con la cravatta in mano - l’ha appena tolta dopo un pranzo ufficiale - tra gli affreschi di Palazzo Vecchio. Tra le sgridate di Bersani e Rosy Bindi si è preso più di una soddisfazione: l’ultimo sondaggio di Monitor Città, per esempio, ha detto che è il sindaco più amato d’Italia.
Signor sindaco, le bacchettate pubbliche da parte dei vecchi leader, dopo la sua proposta di rottamarli, si possono anche capire. Ma in privato vi sarete spiegati. Avranno avuto la curiosità di conoscerla meglio. O no?Non ci parlavo granché prima, continuo a non parlarci adesso. Mi dà un po’ noia che cerchino di farmi passare come un Pierino, mentre io faccio un mestiere molto serio, il sindaco. Non ce l’ho con i vecchi, ma con i pigri. È pigro chi pensa di potere sempre restare dov’è. È coraggioso chi rischia. Bersani credo di non averlo mai sentito per telefono. Lui vive bene anche senza telefonarmi evidentemente, e io per fare il sindaco non ho bisogno di chiamare il segretario del partito: rispondo ai fiorentini, non a lui. Comunque non si è fatto vivo nessuno.
Politicamente di chi si sente figlio?Avevo 18 anni nel ’93, nel pieno di Tangentopoli. Mio padre era consigliere comunale democristiano di Rignano sull’Arno, all’opposizione del Pci, ma la prima volta che ho votato, nel ’94, la Dc, il Pci, il Psi non esistevano già più. Parlare di politica non era di moda. L’impegno mio è nato da diverse esperienze personali: lo scoutismo, che è una grandissima educazione al carattere, alla socialità, alla responsabilità. Poi avere fatto l’arbitro di calcio, perché sei costretto a decidere, senza avere paura dei ragazzi più grandi che ti gridano in faccia di tutto su tua mamma e tua sorella. Poi mia madre, ex insegnante di lettere, che mi raccontava dei Kennedy. E la lotta di Nelson Mandela contro l’apartheid. Padrini in senso stretto non ne ho. Però se ho fatto il presidente della Provincia a 29 anni non è perché fossi un ganzo, ma per cooptazione.
Com’è successo?In sette o otto amici avevamo deciso di fare politica con la Margherita. Per prima cosa, lanciammo un’operazione perché in tutti i comuni della provincia si potesse fare un ordine del giorno per la remissione del debito dei Paesi poveri. Non ci filò nessuno. Un mese e mezzo dopo Jovanotti andò a Sanremo con Bono degli U2 e fece il rap “Rimetti il debito, cancella il debito”. Il giorno dopo ne parlavano tutti i giornali. Così capii che la politica oggi è in larga misura capacità di raccontare bene quello che fai ai mezzi di comunicazione. Chiarito questo, facemmo diverse iniziative e nel 2004 l’ex sindaco Leonardo Domenici e altri dirigenti Ds decisero di candidarmi alla presidenza della Provincia. Senza di loro non avrei avuto chance. Alla fine del mandato mi consigliarono di star lì buono e fermo per altri cinque anni, ma io sentivo che fuori il mondo era cambiato. Dissi: faccio le primarie e corro per diventare sindaco di Firenze, se perdo vado a lavorare, ma se vinco non prendo ordini dai partiti. Infatti sono il primo sindaco di Firenze che ha una giunta con metà donne e metà uomini, perché l’avevo promesso. Il primo che ha messo alla guida delle aziende persone liberamente scelte, non frutto degli accordi tra partiti.
Se le dicono “uomo di potere” qual è il primo nome che le viene in mente?Giulio Andreotti. Venne una volta in Provincia e lo feci sedere alla scrivania per firmare il libro d’onore, come si usa, e lui mi chiese: «Di chi è questa poltrona?». Dissi che era mia. E lui: «Posso darle un suggerimento? Non la ceda mai, neanche in prestito».
Che cosa le piace del potere?Il potere è un’esperienza importante, che considero transitoria.
Una cosa di cui è orgoglioso come amministratore?La pedonalizzazione di piazza del Duomo a Firenze.
Una cosa che le dispiace?
Abbiamo sbagliato… la politica di occupazione delle piazze, troppo banale? Ne trovo una più cattiva. Ecco: non abbiamo sufficientemente tutelato la vita notturna dei residenti.
Ci sarebbe la Corte dei conti che ha messo sotto processo la sua giunta provinciale per danno erariale da due milioni di euro.Sono molto amareggiato dal punto di vista umano perché noi abbiamo tagliato le tasse, le consulenze e il personale: la Provincia di Firenze, quando l’abbiamo lasciata, costava meno di quando l’abbiamo presa. L’accusa è che le segreterie politiche del presidente e degli assessori siano state inquadrate a un livello più alto di quello previsto dalla legge. Stiamo parlando di circa 25 persone con contratto a tempo determinato per cinque anni che avrebbero preso 1.200 euro al mese invece che 1.150, per decisione di tecnici che hanno applicato un regolamento. Ciò detto, noi i processi ce li facciamo fare e rispondiamo nel merito, se abbiamo sbagliato pagheremo.
Lei non è il primo a dire di essere nuovo a sinistra. L’hanno detto Beppe Grillo e Nichi Vendola, per esempio.Io non dico di essere nuovo. Però Beppe Grillo me lo ricordo quando faceva la pubblicità agli yogurt e quando spaccava i computer alla fine degli spettacoli, adesso dice che la Rete è il futuro, che la pubblicità è il demonio. A Vendola voglio bene e lo stimo, ma fatico a dimenticare che è stato uno di quelli che hanno mandato a casa il governo Prodi. Però se continuiamo a parlare di nomi riproduciamo in piccolo la vecchia discussione. Dalemiani o veltroniani?
Il problema delle alleanze non si può eliminare dalla politica. Con chi non governerebbe? Con Berlusconi, perché non ha mantenuto le sue promesse. Con Fini, perché ha detto tutto e il contrario di tutto. Con Bossi, perché sono impaurito dall’ideologia che mette le mani sulla scuola. Con la sinistra estremista che dicendo di no su tutto ha ucciso l’esperienza del governo Prodi. E poi con i voltagabbana, quelli che passano da un partito all’altro, dall’opposizione al governo.
In Inghilterra tra i leader dell’ultima leva la famiglia fa tendenza. La compagna di Ed Milliband è incinta, David Cameron ha avuto una bambina…
… un mese fa, l’ha chiamata Florence, sua moglie Samantha adora Firenze.
Quindi la sua strada sembra segnata. Lei vince le primarie del Pd e poi fa il quarto bambino.La mia candidatura alle primarie del Pd è un’ipotesi molto improbabile, come anche il quarto bambino…
Alla nascita dei suoi figli ha mai preso un congedo di paternità?No, mai. Con i primi due figli lavoravo nel privato ed era difficile. Con la terza ero presidente della Provincia e mi sembrava una mossa troppo mediatica.
Milliband ha detto anche: abbiamo perso perché il Labour è diventato il partito dei banchieri.
Intanto hanno governato per dieci anni. Quanto ai banchieri, chi si è formato come piccolo imprenditore, come me, vede la banca più con sospetto che con entusiasmo. Giusto parlare degli sprechi della politica, ma se penso a quanti asili nido sistemerei qui a Firenze con la liquidazione di un banchiere…
È giusto che un amministratore delegato guadagni 300 volte il salario di un operaio della sua azienda?Su proposta del presidente dell’azienda dei trasporti pubblici, Filippo Bonaccorsi, noi abbiamo messo una regola per cui i vertici delle aziende pubbliche di Firenze possono guadagnare al massimo dieci volte di più dei lavoratori di base. Qualcosa non funziona comunque. Il sindaco di Firenze guadagna 4mila euro netti al mese, che va bene ma è meno di quel che prende il capo segreteria di un consigliere regionale.
Vorrebbe una legge nazionale sulle unioni di fatto? Sì. Io sono contrario all’adozione di figli da parte delle coppie gay, mentre sono assolutamente favorevole al riconoscimento di diritti veri per chi sta insieme e si vuole bene. Però al Comune di Firenze abbiamo da dieci anni il registro delle unioni civili, dove si sono iscritte 37 coppie in tutto. Il che vuol dire che la legge non è certo il problema principale degli omosessuali. Ho passato una sera all’ospedale con un ragazzo fiorentino al quale avevano spaccato la faccia perché era gay. Lui non l’aveva mai detto ai suoi genitori, che l’hanno scoperto proprio quella sera lì. Ecco, credo che a loro interesserebbe di più parlare della discriminazioni che subiscono.
Scuola privata o scuola pubblica?Niente contro le private, ma la priorità è la pubblica e col tempo pieno. Quest’anno a Firenze dovevamo tagliare il tempo pieno a 24 classi ma abbiamo fatto un accordo con il ministero: il Comune ne ha finanziate metà, il ministero il resto. Io cerco di governare, non faccio discorsi: il ministro Gelmini ci ha aiutato, il ministro Alfano ci ha dato una mano per il nuovo palazzo di Giustizia. Con il ministro Bondi invece per ora non abbiamo combinato niente.
Le famiglie rom hanno accesso alle case popolari?I rom hanno oggi 59 abitazioni popolari sulle 8mila di Firenze. Da quando sono qui io abbiamo fatto quattro sgomberi, senza manganelli ma con la polizia municipale e i servizi sociali. Tutti quelli che volevano stare nei percorsi dei servizi sociali - che non separano le famiglie - hanno potuto farlo. Però i bambini devono andare a scuola e chi delinque non ha diritto alla comprensione. La sinistra deve riappropriarsi dell’idea di legalità. È un’idea di sinistra.
Ci sono dei commentatori che parlano già di renzismo, lei sa cos’è?Non proprio, ma ha l’aria di una grave malattia. Speriamo che guariscano.

TRE COSE SU: IL RENZISMO È DI DESTRA O DI SINISTRA?

1 - Figlio di un piccolo imprenditore e di un’insegnante, Matteo Renzi è cresciuto a Rignano sull’Arno, 5mila abitanti. È stato negli scout cattolici per 12 anni. Si è laureato in Giurisprudenza con una tesi su Giorgio La Pira.
2 - È diventato padre a 26 anni; oggi ha tre bambini. Sua moglie Agnese, insegnante precaria disoccupata, ha ricevuto due offerte di lavoro da scuole private, ma ha preferito rimanere in graduatoria alla pubblica.
3 - Ha detto anche: «A differenza di molti politici di sinistra, a me le piccole imprese stanno simpatiche. So quanta fatica si fa e com’è difficile trattare con le banche. Apprezzo chi rischia del proprio per fare l’imprenditore».

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