mercoledì 1 aprile 2009

DIFFERENZIAMO BENE


Iniziativa di Repubblica e WWF


Dal tetrapak ai mattoni
l'anima verde dei materiali

ROMA - Cartoni di latte, confezioni di pelati, succhi di frutta da bere con la cannuccia. Oggetti di uso quotidiano, di cui sappiamo però molto poco. L'esperto del Wwf Massimiliano Varriale risponde ai quesiti dei lettori di Repubblica.it sulla sostenibilità di questi imballaggi e le loro modalità di smaltimento. Attraverso le risposte alle altre domande, tanti suggerimenti sulle scelte edilizie per isolare correttamente casa da caldo e freddo, con enormi vantaggi per ambiente e portafoglio. Con questa seconda tranche si chiude il capitolo dedicato a rifiuti e risparmio domestico. L'argomento del prossimo mese sarà il verde urbano, la protezione degli animali e della biodiversità. Tutti temi che il piano casa del governo, la nuova proposta di legge sulla caccia e le vittime dei cani randagi hanno riportato di grandissima attualità. A rispondere sarà l'esperto del Wwf Fabrizio Bulgarini. I quesiti possono essere inviati via email all'indirizzo v.gualerzi@repubblica.it.


Domanda: Tempo fa la società tetrapak ha reclamizzato la riciclabilità di questo materiale composito. E' vero che il procedimento di riciclaggio del tetrapak è fattibile solo con un enorme dispendio di energie? Inoltre ho sentito dire che in Italia vi è un'unica cartiera in grado di riciclare questo materiale. Potete confermarmi anche questa notizie?

Domanda: E' più sostenibile il latte nella bottiglia di plastica o quello nel tetrapak?
Risposta: Il Tetra Pak è un imballaggio cosiddetto poliaccoppiato, vale a dire costituto da più materiali (75% carta, 20% polietilene e 5% alluminio), uniti insieme grazie al film di polietilene colato a caldo, il tutto quindi senza fare uso di collanti. Il fatto di non essere un monomateriale rende sicuramente più complesso il processo di riciclaggio e recupero. Il Tetra Pak può essere conferito nei contenitori destinati alla raccolta differenziata di carta e cartone solo dove le Cartiere hanno dato il loro consenso a Comieco (Consorzio Nazionale Recupero e Riciclo degli Imballaggi a base Cellulosica) e il Comune abbia attivato una specifica campagna informativa. In altri casi questi imballaggi sono conferiti nei contenitori della raccolta differenziata multi materiale. Il numero di Comuni in cui oggi è di fatto attivo un servizio di raccolta del Tetra Pak è ancora piuttosto limitato. Gli imballi in Tetra Pak raccolti in maniera differenziata sono portati alle cartiere di riferimento dove vengono introdotti in un apposito un macchinario (pulper) che li spappola anche grazie all'aggiunta di acqua calda: il rilascio delle fibre di cellulosa in acqua porta al distacco delle lamine di polietilene e alluminio. La cellulosa così estratta è di ottima qualità e viene impiegata per realizzare imballaggi specifici. La frazione costituita da polietilene/alluminio è trasformata in Ecoallene, un materiale con cui si realizzano gadget e altri manufatti (non entro qui nel merito di quanto questi siano realmente utili e di quanto possano essere effettivamente ulteriormente riciclati).
Dal momento che circa il 95% dei materiali che compongono il Tetra Pak sono in carta e plastica, ossia dotati di buon potere calorifico, esiste una certo interesse a conferire questi imballaggi agli impianti di incenerimento con recupero energetico: una pratica ambientalmente poco vantaggiosa (per non dire assai dannosa) che si sostiene solo grazie ai finanziamenti statali. Stabilire poi cosa sia più sostenibile tra un contenitore in plastica o uno in Tetra Pak non è affatto semplice giacché occorrerebbe eseguire una attenta analisi del ciclo di vita (LCA) di entrambi: dalle fasi produttive a quelle di smaltimento. Ad esempio è assai diverso se una bottiglia di plastica può essere recuperata come materia o se è inviata a un impianto d'incenerimento. Ogni kg di plastica richiede, infatti, mediamente 14.000 Kcal di energia per essere prodotto e quando noi lo andiamo a bruciare in un inceneritore con recupero energetico recuperiamo solo una parte del suo potere calorifico: in pratica, ammettendo un rendimento elettrico del 25%, considerato un potere calorifico inferiore (pci) medio delle plastiche di circa 7.800 Kcal/kg, si recupereranno soltanto meno di 2.000 kcal delle 14.000 originariamente spese... Tramite il riciclaggio, finalizzato al recupero di materia, sarebbe invece possibile un vantaggio energetico oltre 5 volte superiore rispetto all'incenerimento: nelle operazioni di riciclaggio si consumano solo 2.000 Kcal/kg e, quindi, si recuperano (risparmiano) quasi 12.000 Kcal/kg. Ancora più vantaggioso appare il riutilizzo dei contenitori. Il consiglio che posso dare è quindi di orientare gli acquisti verso imballaggi meno problematici e più facilmente riciclabili, meglio ancora se direttamente riutilizzabili mediante un meccanismo di "vuoto a rendere" così come avviene in alcuni casi con le bottiglie di vetro.

Domanda: Si sente dire continuamente che un modo per risparmiare energia è azionare gli elettrodomestici (lavapiatti e lavatrice) la sera. La mia domanda può sembrare banale, ma io vorrei sapere cosa si intende esattamente per sera. In altri termini, a partire da che ora è bene mettere in funzione questi elettrodomestici perché ci sia un effettivo risparmio energetico?
Risposta: Purtroppo non è vero che azionare gli elettrodomestici la sera (o nelle ore notturne) consenta di risparmiare energia. I kWh consumati da un elettrodomestico, infatti, non cambiano secondo l'orario cui noi decidiamo di farlo funzionare. Facciamo un esempio per meglio comprendere la questione. Una moderna ed efficiente lavatrice (classe A+), consuma meno di 0,85 kWh per ciclo di lavaggio (lavaggio cotone a 60°C, lavatrice da 5 kg); quest'apparecchio consumerà la stessa quantità di energia elettrica (cioè gli stessi kWh) a prescindere dall'orario di utilizzo, diurno o notturno che sia: il consumo è, infatti, un parametro strettamente connesso alle caratteristiche tecniche (prestazioni) dell'apparecchio utilizzato e alle modalità del suo utilizzo (es. scelta della temperatura di lavaggio). Il suggerimento, di alcune aziende fornitrici di elettricità, di accendere gli elettrodomestici durante la notte, risponde più che altro alle loro esigenze di gestione dei carichi orari e alla possibilità di acquistare energia da altri paesi: durante le ore diurne sono infatti richieste dalla rete (e quindi dalle diverse utenze) potenze di ben oltre 40.000 MW (40.000 milioni di Watt, ossia 40 milioni di kW) di energia, con punte che possono superare i 55.000 MW, durante la notte ne occorrono mediamente 30.000 MW o anche meno. Queste fluttuazioni sono connesse al fatto che durante la notte molte aziende sono chiuse e la maggior parte delle persone dorme, quindi le richieste di energia sono inferiori. In sostanza per le compagnie elettriche è vantaggioso riuscire a spostare quota parte dei consumi nelle ore notturne perché permette loro di usare impianti di produzione relativamente più economici. In realtà la questione è ancora più complessa: durante la notte i nostri operatori energetici preferiscono tenere spente molte centrali elettriche e importare una quota di energia prodotta dalle centrali nucleari francesi o svizzere. Questi Paesi di notte sono sostanzialmente costretti a esportare l'energia prodotta dalle loro centrali nucleari che, funzionando a ciclo continuo, non possono essere accese e spente a piacere. Nelle ore notturne, quindi, in cui la domanda è assai minore, Francia e Svizzera, al fine di garantire la stabilità del proprio sistema elettrico, hanno l'esigenza di cedere elettricità ai paesi limitrofi. In pratica acquistando energia nucleare dalla Francia (o dalla Svizzera) stiamo facendo loro un favore.

Domanda: Ho in programma di costruire una villetta unifamiliare nella campagna toscana. Ovviamente, vorrei garantire alla mia famiglia un comfort abitativo sia nei mesi caldi d'estate che in quelli freddi dell'inverno e, inoltre, ottenere un buon risultato estetico. E' possibile raggiungere insieme questi diversi obiettivi? Quali materiali potrebbe suggerire per le esigenze espresse?
Risposta: Si tratta di una domanda complessa che necessita di una risposta piuttosto articolata. Premesso che la scelta dei materiali può incidere notevolmente sulla qualità dell'edificio, occorre tener presente, però, che la costruzione di una casa è un progetto complesso e che il risultato ottenuto dipende da numerose variabili, quali: il corretto orientamento, il rapporto superficie/volume, la distribuzione degli interni, la scelta delle soluzioni di involucro e dei relativi materiali, la qualità dell'esecuzione. E' inoltre importante osservare che non tutti i materiali da costruzione sono idonei dal punto di vista ambientale, nonostante siano molti i prodotti in edilizia capaci di assicurare elevate prestazioni energetiche. In generale un materiale edile che sia "buono" anche per l'ambiente dovrebbe non essere di origine sintetica, non contenere additivi chimici, non subire trasformazioni lunghe ed energivore, non essere importato da lontano, essere duraturo e non presentare difficoltà di smaltimento, o meglio poter essere recuperato per impieghi analoghi o di altro genere.
La prima considerazione da fare, alla luce dell'esigenza di comfort estivo ed invernale, certamente associati ad un basso consumo energetico, è quella di riferirsi ad una modalità costruttiva cosiddetta massiva che, per effetto dell'elevata inerzia termica, contribuisce ad un significativo risparmio nei consumi, soprattutto nel periodo estivo, assicurando favorevoli condizioni di comfort, senza dover ricorrere a costosi ed energivori impianti di climatizzazione. E' bene ricordare che il nostro è un paese caratterizzato da un clima mediterraneo, dove la protezione dall'irraggiamento solare in estate e la capacità di accumulo dell'energia diurna costituiscono elementi importanti nella progettazione di edifici residenziali, e non solo. La forte crescita degli ultimi anni dei consumi energetici estivi, per effetto di un uso smodato dei condizionatori d'aria, indica chiaramente come il problema del raffrescamento estivo sia spesso ignorato in fase progettuale, adottando soluzioni costruttive inadeguate. Recenti ricerche universitarie (Politecnico di Milano) hanno dimostrato che due abitazioni, a parità di condizioni (isolamento, esposizione, cubatura, modalità di utilizzazione, ecc.) ma con differente massa dell'involucro esterno ("leggera" e "pesante"), possono avere una differenza nei consumi energetici annuali fino al 30% a favore della soluzione massiva. Altro aspetto da considerare è indubbiamente la garanzia di durata nel lungo periodo del materiale e delle sue prestazioni senza dover ricorrere a pesanti interventi di manutenzione nel tempo, che potrebbero annullare inesorabilmente le "strabilianti" perfomance promesse inizialmente, che possono nel breve periodo superare addirittura gli stessi costi iniziali di costruzione. Soluzioni intonacate sono indubbiamente più vulnerabili rispetto a soluzioni in laterizio faccia a vista che non richiedono praticamente manutenzione e risolvono di fatto l'esigenza estetica a cui si fa riferimento nella domanda. Senza confondere, però, quest'ultimo aspetto con la qualità architettonica che, invece, dipende strettamente dalla capacità creativa del progettista. Le città storiche di cui è ricca la sua Toscana, caratterizzate da una continuità estetica urbanistica e paesaggistica, ne sono un esempio lampante. La scelta dei materiali, deve tenere conto, come premesso, delle ricadute ambientali legate al loro impiego, che si aggiungono alle priorità già elencate. I prodotti selezionati devono cioè essere facilmente reperibili in ambito locale (il trasporto impatta molto sull'ambiente), in sintonia con le costruzioni esistenti, collaudati e perfettamente conosciuti dalle maestranze, riciclabili al termine della vita utile della costruzione in cui sono stati utilizzati. In tal senso, un materiale come il laterizio, già preferito per le sue qualità estetiche, può costituire una garanzia di sostenibilità dell'edificio.
Anche la sicurezza, infine, riveste una sua importanza, spesso sottostimata, soprattutto per quanto concerne la qualità dell'aria interna (assenza di gas o sostanze volatili emesse da solventi o simili) delle abitazioni in cui trascorriamo molto del nostro tempo e, in condizioni eccezionali, ma tutt'altro che rare, come ad esempio l'incendio: è bene ricordare a tale riguardo che le vittime causate da avvenimenti di questo tipo sono state principalmente provocate dall'emanazione di gas tossici che hanno impedito la fuga delle persone coinvolte.

Domanda: Vorrei capire meglio cosa sono massa e sfasamento di cui sempre più spesso sento parlare in giro. A cosa servono?
Risposta: La ringrazio per la sua domanda che ci permette di affrontare un interessante argomento con implicazioni sul modo di costruire e quindi sul nostro modello di vita attuale ma anche futuro, e che mette in risalto la necessità di ridurre drasticamente anche i consumi per il condizionamento estivo. Da alcuni anni, oramai, il picco di consumo di energia elettrica si è spostato dalla stagione invernale a quella estiva, questo a causa del sempre maggior numero di condizionatori installati, con forti criticità soprattutto, nelle regioni del centro-sud dell'Italia. Non a caso le tipiche e tradizionali costruzioni dell'area mediterranea sono identificate con la terminologia "massive": basti pensare ai trulli, alle tholos ed ai nuraghi. L'idea di massa, del "peso", richiama alla memoria le costruzioni in muratura di una volta: chiese, palazzi, case rurali, ecc., dove ci si rifugiava quando la calura estiva diveniva difficilmente sopportabile. Purtroppo questo aspetto è sempre stato trattato marginalmente dalla normativa in materia. Gli stessi recenti decreti legislativi 192/05 e 311/06, che recepiscono la direttiva europea in tema di risparmio energetico e del contenimento delle dispersioni termiche, hanno di fatto privilegiato soprattutto il contenimento dei consumi invernali, anche se è da apprezzare l'introduzione del concetto di massa per l'involucro esterno che deve essere superiore, in determinate condizioni climatiche, a 230 kg/m2. Il ricorso a soluzioni con una massa importante permette non solo di raggiungere idonei valori d'isolamento termico (riducendo i consumi energetici per la climatizzazione degli ambienti interni) ma, contemporaneamente, di avere ottimi risultati sul fronte dell'isolamento acustico (altro argomento sempre più percepito nella quotidianità). Il valore aggiunto delle soluzioni massive, che riguardano l'insieme delle pareti, dei solai e delle coperture - ad esempio, murature in laterizio, sia del tipo cosiddetto "monostrato" (con blocchi) sia del tipo a "cassetta" (combinazione con forati, blocchi, mattoni faccia a vista, tavelloni, isolanti, ecc.) - va indubbiamente a vantaggio del comfort termico abitativo, in modo passivo, senza costituire quindi un costo a carico degli occupanti. Uno dei modi più efficaci per il controllo della climatizzazione degli spazi interni negli edifici, sia in estate sia in inverno, è proprio lo sfruttamento di questa proprietà dei componenti edilizi, ovvero dell'inerzia termica. Gli effetti positivi dell'inerzia termica sono valutabili in termini di sfasamento dell'onda termica (che esprime il periodo di tempo necessario affinché il calore attraversi la parete e passi nell'ambiente interno dell'edificio) e attraverso il fattore di decremento o attenuazione (un valore adimensionale dato dal rapporto fra il flusso termico massimo della parete capacitiva e il flusso massimo di una ipotetica parete a massa termica nulla). La massa dei materiali è, infatti, in grado di svolgere una vera e propria funzione di regolatore della temperatura tra esterno e interno nell'arco della giornata, riducendo al minimo il ricorso all'impiantistica dedicata alla climatizzazione degli ambienti. In parole povere, i muri accumulano il calore e lo rilasciano quando all'esterno la temperatura si è abbassata. Se fuori, infatti, il massimo valore si raggiunge all'ora di pranzo, all'interno questo non è percepito: ad esempio in estate gli ambienti abitativi sono raggiunti dalla temperatura più elevata solo durante la notte, dopo un certo numero di ore, attenuata dalla presenza del muro, quando ormai la temperatura esterna si è abbassata verso valori minimi.
Tra l'altro recenti simulazioni tramite software di tipo dinamico, che tengono conto cioè del variare delle condizioni ambientali nel corso della giornata, hanno dimostrato una forte influenza sul contenimento dei consumi per le soluzioni pesanti ("massive"), anche in inverno. Per capire come orientarsi al momento di effettuare la scelta della soluzione costruttiva più idonea, non esistendo al momento prescrizioni normative di valori di attenuazione e sfasamento conformi, ci si può riferire al Protocollo Itaca (una sorta di valutazione a punti proposta dalle Regioni, che tiene conto di tutte le caratteristiche salienti della soluzione costruttiva adottata), in cui è consigliato un valore di sfasamento minimo di 8 ore ed un fattore di attenuazione minore di 0,35.
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